Un Mondiale di scacchi come non si era mai visto, quello di Londra tra Magnus Carlsen e Fabiano Caruana. Da quando, nel match della riunificazione del titolo, vinto dal primo, tra il russo Vladimir Kramnik e il bulgaro Veselin Topalov, cambiò il regolamento di un match iridato dando vita a quello attuale, non era mai successo che, quando sono stati necessari, i quattro spareggi a tempo rapido si concludessero anzitempo senza bisogno di disputare il quarto perché uno solo dei due giocatori aveva vinto i primi tre, come invece ha fatto Carlsen quest’anno confermandosi sul trono per la terza volta dopo esservisi issato nel 2013. Ma soprattutto, non era mai successo che tutte e dodici le partite a tempo lungo si concludessero in parità. E sta proprio qui il punto del contendere. Dopo aver mancato la vittoria nella partita più bella, la prima, durata 115 mosse, Magnus è andato in tilt e da quel momento non ha più giocato al suo meglio, invece Caruana ha giocato quasi sempre in modo più preciso del suo avversario rischiando a sua volta di vincere la sesta partita. Magari le rivaluterò tutte in futuro, da semplice appassionato di scacchi che armeggia coi motori destinati al gioco essendo assolutamente incapace di giocare una partita a tavolino pur conoscendo bene le regole, ma quattro partite belle su dodici, e cioè la prima, la quinta, molto combattuta, la sesta e la dodicesima nella quale Carlsen ha buttato una posizione superiore proponendo la patta al suo avversario, sono troppo poche. Anche il match del 1984-1985, il primo tra Garry Kasparov e Anatoly Karpov, indubbiamente il più noioso dei cinque giocati dai due K, fu più combattuto di questo, dato che delle 40 patte su 48 partite tra i due (servivano 6 vittorie a uno dei due giocatori per vincere il match senza contare le patte) ci furono tante sfide combattute in cui i contendenti per errori reciproci mancarono qualche vittoria a testa. Dopo quel match la federscacchi internazionale ripristinò saggiamente il regolamento precedente al 1978 prevedendo 24 partite e se il match finiva pari il campione in carica manteneva il titolo. Sarebbe il caso di ripristinarlo anche adesso ed eliminare le partite di spareggio: i motori scacchistici hanno fatto diventare i migliori giocatori del mondo (e Carlsen e Caruana sono i primi due delle classifiche) quasi delle macchine, e il rischio che le 12 partite dell’attuale regolamento finiscano tutte patte c’è eccome, a maggior ragione se il match lo giocano due come Magnus e Fabiano. Sulla distanza di 24 partite a tempo lungo c’è invece la possibilità che uno o tutti e due i giocatori si stanchino e crollino (come successo a Caruana nelle partite rapide dove peraltro si è rivisto il vero Carlsen). Voi direte: ma c’è il rischio che anche le 24 partite finiscano tutte patte. Ma con la clausola che se il match finisce pari il titolo rimane al campione, lo sfidante, man mano che le partite passano, deve provare a fare qualcosa di più perché non avrebbe l’eventuale ancora di salvezza degli spareggi, e poi voglio vedere se uno dei due non commette degli errori decisivi! Insomma, un match, quello londinese, a suo modo storico per i motivi che abbiamo detto all’inizio, ma che deve far riflettere seriamente la federscacchi sull’attuale regolamento e sull’eventualità di cambiarlo. Così come va cambiato quello del Mondiale femminile, nel quale la campionessa del mondo cinese Jun Wenjun, a sei mesi dall’aver conquistato il titolo, ha dovuto rimetterlo in palio (ma per fortuna lo ha confermato) in un torneo a tabellone tennistico a 64 giocatrici. Di seguito, con la grafica di ChessBase, tutte le partite (senza commenti) del Mondiale di Londra tra Magnus Carlsen e Fabiano Caruana. Foto: World Chess.
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