mercoledì 7 novembre 2018

Dedicato a me stesso



Questo blog è la seconda versione di quello che mi sono giocato sulla piattaforma concorrente a questa a causa del cambio di email e della mancanza di soldi per tenerlo vivo, e che avevo creato poco più di due anni fa dedicandolo a mia mamma che aveva lasciato me, mio padre e mia sorella da tre giorni. Questo blog però lo dedico a me stesso, solo a me stesso, ma il titolo è identico a quello del suo capostipite (per questo motivo il presente blog è la versione 2.0 di quello precedente). Il titolo è la geniale definizione che chi mi ha dato alla luce mezzo secolo fa aveva coniato di me stesso tanti anni fa. Questa definizione mi si adatta sempre di più alla perfezione: come ho scritto nel mio profilo, a 50 anni compiuti il 17 giugno sono ancora alla ricerca di me stesso. E lo sono fisicamente, mentalmente, professionalmente e socialmente. O forse mi rimane solo la mia laurea in cose inutili (nella foto, le enciclopedie simbolo del mio sapere inutile). In ogni modo, andiamo a esaminare i vari punti che devo ricostruire per ricostruire me stesso.

Devo ricostruirmi fisicamente. L’alcol, i cui effetti ho sottovalutato per anni e anni e di cui mi sono accorto solo da quando nel mese di giugno mi sono messo a esagerare coi superalcolici, mi ha distrutto. In effetti volevo distruggermi totalmente, ed erano molti i motivi che mi hanno spinto a tentare di farlo, ma giunto al punto limite ho capito che non potevo e non dovevo andare fino in fondo. E in questi giorni sto capendo che tutti hanno le proprie frustrazioni e quello che ho fatto non mi giustifica, così come non mi giustifica l’aver trascurato un’infezione alla gamba destra che per fortuna ora è sulla via della guarigione. Ora devo cercare di recuperare la piena efficienza fisica, anche se non sono certo che la recupererò mai. Per fortuna sono a secco da più di tre settimane, dove devo migliorare è nel prendere una medicina che mi ha prescritto il medico: camminare, camminare e camminare. Ieri sono andato a piedi, eccettuato qualche breve tragitto in treno e in metropolitana, a una conferenza e quando sono tornato ero stanco morto e con una gran voglia di bere. Ma ho resistito. Anche quando mi sveglio mi sento uno zombie peggio di quando mi sbronzavo la sera prima ma devo continuare a tenere duro. Molte persone almeno a parole mi hanno sempre visto come una persona forte, o quantomeno equilibrata, e rivelare questa mia fragilità per loro è stata una cattiva sorpresa. Ecco, adesso devo tirare fuori le palle e dimostrare di essere forte. Devo prendermi un tot di tempo al giorno per camminare e pensare a me stesso e alla mia casa, che ho lasciato andare così come mi sono lasciato andare io. Sì, il lavoro è importante, ma ora per me la priorità è la mia salute. Che devo ricostruire giorno dopo giorno.

Devo ricostruirmi mentalmente. Questo è il punto nel quale tutto sommato mi sento meglio. Mi sento spesso lucido nei miei comportamenti con la gente e nelle cose lavorative che devo o non devo fare. Certo, ogni tanto viene fuori il mio pessimo carattere: per un nonnulla o per un torto che penso di aver subìto o per qualche bestialità o battuta infelice che penso qualcuno abbia detto mi incazzo. Devo cercare di evitarlo anche se è sempre stato nella mia natura e temo lo sarà sempre. Dicono che le persone buone quando esplodono esagerano: a me purtroppo succede. Da sempre.

Devo ricostruirmi professionalmente. Dove sono ora sto bene e voglio restarci, anche se i soldi sono pochi, ma come mi ha detto un amico ieri, nel mondo di oggi ci vogliono due lavori o forse anche di più. Non intendo lavori che fruttano due cocomeri e un peperone e che sono solo un minuscolo arrotondamento ma lavori che mi portino qualcosa di più, anche se non ho la più pallida idea di chi possa offrirmeli. Sicuramente lavorare per il sito per il quale collaboro mi ha fossilizzato forse eccessivamente sugli sport invernali ma gradualmente ho ripreso a seguire altri sport, anche se alcuni come il tennis e i motori non li ho mai lasciati perdere del tutto. Seguire tanti sport e studiare qualche sport di cui so poco potrebbero essere dei punti a mio favore per eventuali collaborazioni aggiuntive. A volte mi sento vecchio, superato e fuori dal tempo ma devo autoconvincermi che non è vero e che sono bravo, anche se non certo il più bravo del mondo. Poi invece c’è la questione dei miei progetti editoriali, che purtroppo sono sempre mastodontici e che pertanto non sono commerciabili. L’unico progetto fattibile per ora non ho la forza di affrontarlo. Magari più avanti riuscirò a dedicarmici, ma adesso no.

Devo ricostruirmi socialmente. Da quando sono tornato a casa un mese e mezzo fa dopo dodici giorni di ospedale la mia vita sociale è diventata ancora più povera di prima del ricovero. Non ho ancora visto nessuno dei miei amici più cari e di trasferte lavorative non ne ho fatta neanche una, primo per le mie attuali condizioni ma soprattutto, secondo, perché non posso più permettermi di pagarmi le trasferte da me. Certamente l’alcol, così come stare quasi sempre in casa a cercare notizie, in tutti questi anni non mi ha aiutato a fare vita sociale con gli altri, io che sono già un tipo molto riservato, ma ero un tipo solitario già da ragazzino, e anche quando lavoravo in una redazione mi facevo spesso i cavoli miei pensando solo al mio lavoro. Oltre a stare con gli amici tramite pranzi, cene e simili, ho ancora un milione di altre cose da fare e che ancora non ho fatto nella mia vita e ho il timore che per farle tutte una vita sola non mi basti (per esempio stare insieme a una donna ma questa è una cosa che non mi preoccupa più e sulla quale non mi faccio più domande: non avendola mai provata non mi manca assolutamente). Un altro amico mi ha detto che devo cominciare a fare le cose che mi piacciono, come giocare a scacchi, e la mia risposta è stata che ci ho pensato tante volte ma che mi ha sempre trattenuto il lasciare vuoto il mio ufficio lavorativo casalingo per troppo tempo. Devo superare queste mie seghe mentali e se quando verrà la primavera mi sarò ripreso fisicamente al punto tale da, che ne so, fare qualche chilometro in bici, o magari mi sarò ripreso mentalmente al punto di andare nel circolo scacchistico più famoso di Milano a giocare, sarò la persona più felice del mondo. Il tennis, malgrado gli annuali appelli del mio storico socio di doppio, l’ho escluso da tempo: anche se avrei molta voglia di giocare (ma questo non diteglielo!) la paura di farmi male è troppa.

Poche righe fa ho scritto che sono un tipo riservato ma nel mio vecchio blog, oltre che parlare ogni tanto di sport (e ne parlerò anche in questo, state tranquilli...) ho pubblicamente aperto il mio privato come mai prima e so che molti hanno apprezzato la cosa. E sicuramente non mi sono mai messo così pesantemente in gioco come in queste righe: non ho paura delle conseguenze di quello che ho scritto né dei giudizi negativi di chi riterrà che abbia esagerato (e so che qualcuno ci sarà) né che qualcuno possa pensare che avendo, o avendo avuto a che fare con l’alcol, non sia una persona affidabile al punto da poter essere cercata come collaboratore: ho la coscienza a posto e come sempre mi sono raccontato a cuore aperto. Qui mi fermo, sperando di non aver annoiato o scioccato nessuno bensì di aver interessato qualcuno malgrado la lunghezza del post: scrivere tanto è da sempre un altro dei miei brutti vizi. Concludo, per davvero. Proposito numero uno: basta piangermi addosso. Almeno fino alla prossima volta. Proposito numero due, e quello lo metto in atto subito: vado a camminare. A presto, amici: per guarire e ricostruirmi, oltre che di me stesso ho bisogno anche di tutti voi.

1 commento:

  1. Massimiliano, innanzitutto ti faccio i complimenti per la tua scrittura.
    Penso proprio che tu abbia ripreso da tua madre, che , fino all'ultimo, è stata una donna brillante, lucida, e con la giusta curiosità verso le cose del mondo.
    Spero che tu vada avanti col tuo lavoro perché si vede che lo fai con passione e questa è una cosa che vale più di tutto (anche se non ci si fa la spesa...) In bocca al lupo
    Un saluto
    Valerio

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