lunedì 29 agosto 2022

Expected rimorchi (o colpi di fulmine reciproci)

Dopo un bel po' di tempo voglio tornare a raccontare su questo spazio la mia eccitante vita personale, che se possibile è ancora più entusiasmante di quella lavorativa. Avete presente quella statistica del calcio chiamata "expected goals", e cioè quanti gol ci si aspetta che una determinata squadra possa segnare in una determinata partita? No? Beh, non vi siete persi niente. È una statistica completamente inutile, se non forse per chi scommette. Ma c’è un'altra statistica ancora più inutile, nel senso che il risultato finale è scontato, perché è sempre lo stesso. Questa statistica riguarda me, ed è chiamata "expected rimorchi", oppure "expected colpi di fulmine reciproci".

Ormai da quasi tre anni esco di casa sempre più raramente, visto che da gennaio 2020 non faccio più trasferte sciistiche e visto che né nel 2020 né quest’anno sono riuscito a passare nemmeno un giorno al paesello durante l’estate. Pertanto, tolto qualche ritrovo estemporaneo con i pochi amici che mi sono rimasti fedeli e tolte le visite settimanali a mio papà, anch'esse diradatesi paurosamente negli ultimi due mesi a causa dei continui guai alla macchina, il massimo della libidine per me è la puntatina bisettimanale all’Esselunga. E qui entra in scena la statistica di cui sopra.

Di solito, il numero di questi potenziali rimorchi, o colpi di fulmine reciproci che dir si voglia, non supera i cinque-sei casi al giorno, se proprio va di extralusso arriviamo a dieci-dodici. Questa mattina però, complice la macchina che da più di una settimana è nelle mani del meccanico, grazie ai due passi per arrivare alla fermata dell’autobus, al percorso in autobus, a un’altra passeggiatina per vedere se la mia macchina esisteva ancora o se l’avevano rottamata dalla disperazione, a un’altra passeggiatina per raggiungere l’Esselunga, al giro di tutti i reparti dell’Esselunga per fare la spesa e poi al ritorno a casa in autobus, con annesse passeggiatine Esselunga-fermata di partenza e fermata di arrivo-casa, il numero di potenziali rimorchi o colpi di fulmine reciproci ha raggiunto la ragguardevole cifra di 24, che non avevo mai raggiunto e che probabilmente non raggiungerò mai più.

Come spiegare questa cifra? Forse perché sono tornate tutte dal mare e si sono rituffate immediatamente nella vita e nella spesa di città girando per strada e al supermercato in abiti ancora quasi marinareschi. E questa quota sarebbe potuta essere addirittura di 28 se 3 non fossero state accompagnate da marito o fidanzato, e una, forse la più bella di tutte, era col bambino piccolo nel passeggino. Quindi già in questi quattro casi il rimorchio o colpo di fulmine reciproco era irrealizzabile, ma anche negli altri 24 il numero di realizzazioni è stato sempre lo stesso: zero assoluto. Di queste 24, due soltanto mi hanno lanciato uno sguardo prolungato, probabilmente di compatimento, e una uno sguardo dello stesso tono ma pure un po’ distratto mentre si accendeva una sigaretta. Le altre, come se non esistessi.

Avete capito adesso perché questa statistica è ancora più inutile degli expected goals? Perché la percentuale di realizzazione è sempre la stessa: ZERO! E avete capito adesso perché la mia vita personale è se possibile ancora più entusiasmante di quella lavorativa (che di proposito non voglio più raccontarvi), senza contare che ormai avere la macchina è un optional e che a settembre dovrò pure montare l’impianto gpl per circolare anche solo nelle straducole della periferia dove vivo all’interno del comune di Milano? Quindi, visto che la percentuale realizzativa è nulla, meglio avere gli "expected rimorchi" o "expected colpi di fulmine reciproci" su Instagram. Tanto lì si sa già che il risultato finale, rispetto alla vita reale, non cambia. Ma almeno lì, se fai un complimento sincero, non vedendoti in faccia, in genere lo accettano.

P.S: mentre stavo finendo di scrivere questo sproloquio mi hanno telefonato avvisandomi che la macchina è pronta, quindi adesso esco, e tenete presente che quella cifra di 24 potrebbe anche aumentare.

giovedì 25 agosto 2022

Folle, ultraveloce, leggendario: il vecchio Spa-Francorchamps di 14 km

Tutti si ricordano del vecchio Nürburgring, il mitico Nordschleife lungo quasi 23 km, la pista più difficile e più tecnica della storia dell'automobilismo, ma il motivo per cui tutti se lo ricordano è il gravissimo incidente di Niki Lauda dell'1 agosto 1976, che di fatto decretò l'inizio della fine di questo leggendario circuito, sacrificato dopo quel giorno sull'altare della sicurezza. Sono sicuro invece che molti meno si ricordano di un tracciato altrettanto leggendario: il vecchio circuito di Spa-Francorchamps, lungo poco più di 14 km, più del doppio di quello attuale.

Se il vecchio Ring era un concentrato inimitabile, e pericoloso, di curve lente e veloci, di saliscendi, tanto da renderlo il tracciato più completo e difficile di tutti i tempi, il vecchio Spa era un circuito ultraveloce e, se possibile, ancora più pericoloso. Peraltro i luoghi dove sono i due tracciati nella loro versione attuale, uno in Germania e uno in Belgio, sono distanti solamente poco più di 100 km e sono, anzi, erano perché il nuovo Nürburgring ne è fuori, entrambi immersi in una foresta: il Nordscheife, non a caso noto come l'”inferno verde", in quella dell'Eifel, il circuito vallone in quella delle Ardenne.

Ma veniamo, appunto, al vecchio tracciato di Spa-Francorchamps. Fu ideato su strade aperte al traffico nel 1920 da due signori chiamati Jules de Thier e Henri Langlois Van Ophem, la cui idea era di organizzare corse automobilistiche su un percorso che collegava i paesi di Stavelot, Malmedy e Francorchamps, quest'ultimo frazione di Stavelot a circa 5 km dal tornante La Source, una delle poche curve del vecchio tracciato sopravvissute anche oggi, e a circa 10 km dalla città di Spa, da qui pertanto la definizione di circuito di Spa-Francorchamps.

Il layout originale era di 15 km e aveva un paio di differenze fondamentali rispetto a quello che ospiterà 18 Gran Premi iridati dal 1950 al 1970. La prima era che subito dopo la linea del traguardo, invece di imboccare quello che è attualmente il tratto più mitico della Formula 1, la sequenza sinistra-destra-sinistra dell'Eau Rouge-Raidillion, si deviava con una secca curva a sinistra verso un tornantino chiamato Virage de l'Ancienne Douanne, per poi ricongiungersi alla strada proveniente da Raidillion sul rettilineo del Kemmel. La seconda riguardava la zona di Stavelot, dove in seguito vennero affrontate due curve verso destra molto veloci, invece in origine il circuito deviava in un breve tratto tortuoso. Su questo layout si disputarono dal 1924 la 24 ore di Spa e dal 1925 al 1937 sette edizioni del Gran Premio del Belgio.

Il 1939 fu l'anno in cui comparve per la prima volta l'Eau Rouge-Raidillion, poi, nel 1947, fu modificato anche il tratto di Stavelot, così il circuito divenne più corto di circa un chilometro quello che era in origine e decisamente più veloce, tanto da diventare nel corso degli anni il più veloce della Formula 1, anche di quello francese di Reims o di Monza dell'era pre-chicane. Un circuito che era una vera sfida alla morte per quei veri e propri cavalieri del rischio che erano i piloti automobilistici di allora. I punti pericolosi, dove si andava a velocità supersoniche, e con zero vie di fuga, erano innumerevoli, da Burnenville alla curva di Malmedy alle vecchie curve di Blanchimont, a quella de La Carriere. Ma soprattutto, c'era il tratto che può essere definito il più pericoloso di tutta la storia della Formula 1: la esse di Masta, posta all'incirca a metà percorso in mezzo a due lunghissimi rettilinei, uno proveniente da Malmedy e uno che conduceva a Stavelot.

Consisteva in una combinazione sinistra-destra da percorrere a oltre 300 km/h in mezzo a un gruppo di case poste appena oltre il ciglio della strada. Tutto il circuito però, essendo stato concepito su strade ordinarie, era caratterizzato dalla presenza a bordo pista non solo di case, ma anche di pali telegrafici contro cui purtroppo non era inusuale andare a schiantarsi, per non parlare dei fossati in cui potevano finire le vetture. Se ci mettiamo poi il fatto che in quella zona c'è sempre stata la variabile pioggia, si può capire quanti pericoli comportasse gareggiare sul vecchio Spa-Francorchamps: oggi invece si è arrivati all'eccesso opposto, con partenze o intere gare dietro alla safety-car sotto il diluvio, come accaduto l'anno scorso proprio a Spa-Francorchamps, il punto più basso di tutta la storia della Formula 1.

Un circuito, il vecchio Spa, composto di una trentina di curve, fatto per supereroi, sul quale qualcuno ci ha lasciato la vita, come Chris Bristow e Alan Stacey, entrambi morti durante il tragico Gran Premio del 1960, nelle prove del quale Stirling Moss si fratturò le gambe in un incidente che gli compromise per l'ennesima volta l'assalto a un titolo mondiale che non riuscì mai a conquistare. Qualcuno ci ha anche chiuso la carriera in Formula 1, come Mike Parkes nel 1967, e qualche altro ha rischiato di chiudercela, come Jackie Stewart, schiantatosi sotto il diluvio a Masta nel 1966 ed estratto dalla vettura con la tuta impregnata di benzina.

Fu proprio lo scozzese, che odiava il circuito belga proprio come il suo connazionale Jim Clark, che pure ci vinse quattro volte consecutive, due delle quali sotto diluvi memorabili, a guidare la crociata contro Spa-Francorchamps. Nel 1969 la gara infatti non fu disputata, la Formula 1 vi tornò nel 1970 per l'ultima volta con quel layout e a vincere fu il messicano Pedro Rodriguez a oltre 240 all'ora di media. Poi, dato che le misure di sicurezza introdotte per l'occasione, tra cui una chicane a Malmedy, furono ritenute insufficienti, il Gran Premio del Belgio fu ospitato prima da Nivelles e poi da Zolder, e tornò a Spa-Francorchamps solo nel 1983 sul circuito rinnovato e dimezzato, inaugurato dal Gran Premio motociclistico del 1979 e molto simile a quello di oggi, per poi essere di nuovo la sede fissa della gara a partire dal 1985. Su quello vecchio invece si continuò a correre la 1000 km di Spa fino al 1975 e il Gran Premio motociclistico e la 24 ore fino al 1978, poi basta.

Il nuovo circuito è uno dei pochi tracciati veri rimasti in Formula 1, e infatti viene messo in discussione ogni anno, così come altri luoghi storici del Circus come Monza, Silverstone e persino Montecarlo, eppure con quello vecchio ha in comune ben poco: solo la terribile Eau Rouge-Raidillon e il tornantino La Source, che sul vecchio tracciato era l'ultima curva del giro mentre adesso è la prima. Esclusa la zona di Blanchimont, che però è stata completamente rifatta, comprese le varie versioni della chicane Bus Stop, tutto il resto non c'è più. O meglio, c'è ancora, ma ovviamente solo per la viabilità di tutti i giorni. E solo per la curiosità di quelli, come il sottoscritto, che si vanno a vedere su Youtube come sono adesso le strade che lo componevano, e che potete vedere nel video sottostante a cura del bellissimo sito circuitsofthepast.com, che tiene viva la memoria dei circuiti ormai dimenticati e abbandonati dalla Formula 1. Come quello di Spa-Francorchamps versione 14 km.