martedì 1 gennaio 2019

Il giorno dei sogni e delle speranze

Sto cominciando a scrivere queste righe in piena notte di Capodanno e a un’ora, l’1,10, in cui dovrei forse già essere nel mio letto di solitudine. Ma non lo faccio per paura che un petardo-bomba mi svegli di soprassalto. Non che in questo mese di dicembre siano stati particolarmente numerosi anzi, anche oggi a mezzanotte e dintorni si sono sentiti più fuochi d’artificio che altro. Evidentemente anche i lanciatori di petardi e di petardi-bomba si stanno estinguendo, almeno nella mia zona, o perché i loro genitori glielo vietano, oppure perché non hanno i soldi per mandare i figli a comprarli: sembra incredibile ma la crisi sta attanagliando anche la categoria dei bombaroli di Capodanno, cosa che fino all’anno scorso sembrava impossibile. Detto questo, meglio tornare al vostro affezionatissimo che è meglio.

E’ la quarta sera di San Silvestro e notte di Capodanno di fila che passo da solo, la prima è stata la mia ultima al mio adorato paesello, le ultime tre nella casa di Milano, per di più quest’anno è accaduto senza neanche una goccia di spumante con cui brindare, ma tutto questo non è un male: alla prima cosa ormai mi sono abituato, alla seconda devo rinunciare per necessità. Così per tenermi allegro mi sono cucinato un buon cotechino e delle buone lenticchie, entrambi rigorosamente precotti (altrimenti sarei ancora alle prese con piatti e pentole) che mi sono stati regalati nei giorni scorsi insieme ad altre buone cose da mangiare, tra le quali c’è una scatola di cioccolato fondente, che malgrado non sia il mio preferito, sono pronto a far fuori a breve (l’animaletto fatto di cioccolato al latte l’ho invece fatto fuori il giorno stesso dell’arrivo del cesto-regalo).

Domani mattina (stamattina, per chi legge, nda) mi sveglierò come non riesco più a fare, per esempio, a Natale (per quanto l'ultimo mi abbia dato molta serenità) da molto tempo a questa parte: pieno di sogni e di speranze per l’anno appena iniziato. Sarà (è, per chi legge, nda) anche la giornata di due eventi che da sempre mi mettono di buonumore: la gara di Garmisch-Partenkirchen della Tournée dei 4 Trampolini, secondo il mio modesto parere la più bella delle quattro che si svolgono a cavallo tra anno vecchio e anno nuovo, e soprattutto il Concerto di Capodanno di Vienna coi valzer, le polke e le mazurche della famiglia Strauss, che ormai da qualche anno la Rai trasmette imperdonabilmente in differita benché nel mondo sia molto più seguito di quello del Teatro La Fenice di Venezia che ne ha preso il posto nel palinsesto delle dirette.

Perciò, dato che la differita andrà in onda in contemporanea al salto con gli sci, dovrò registrare il concerto viennese e guardarmelo e sentirmelo subito dopo la conclusione degli slalom paralleli maschile e femminile di Oslo che alle 16,30 in punto mi faranno già rituffare nel lavoro. Ma anche questo tutto sommato non è un male: guardandolo e sentendolo come ultima cosa della prima giornata dell’anno manterrò vive le mie speranze che il 2019 sia per me un anno migliore di (quasi) tutti gli anni precedenti. Sì, perché quelle musiche, oltre a mettermi di buonumore e a farmi sentire allegro (solo un  disco qualsiasi dei Beatles ha il potere di mettermi allegria e umore ancora migliori) tengono vive in me aspettative non dico di un futuro ricco di soddisfazioni ma quantomeno un po’ più sereno.

Temo però che dal 2 gennaio questa magia sarà già svanita: tornerò agli "arresti domiciliari", ovviamente lavorativamente parlando, con pochissimi minuti d’aria, a causa della schiavitù di arrivare prima degli altri a ogni costo con le notizie, e aspetterò inutilmente una telefonata (o un Whatsapp o un’altra delle diavolerie moderne alle quali peraltro mi sono abituato fin troppo bene) da parte di qualcuno di quelli che dicono di stimarmi professionalmente o anche da parte di gente che dice di volermi come collaboratore, in entrambi i casi per offrirmi qualcosa di serio. Se una telefonata (o Whatsapp) di questo genere non arriverà, e di questo sono completamente certo, dovrò essere io a darmi da fare una buona volta. Se invece qualcuna di queste telefonate (o Whatsapp) arriverà vorrà dire che mi sono sbagliato.

Ma sognare solo per il primo giorno dell’anno e non farlo per gli altri 364 non significa solo che sono pessimista di natura, ma anche che sono realista. Purtroppo. Lavorare come uno schiavo non paga, anzi, ti rende ulteriormente schiavizzato perché sei accomodante e poi non ti conviene ribellarti. Ecco, intanto sono le 2,30 di notte, bombe di Capodanno non ne sono esplose e posso andare a letto tranquillo in attesa di pubblicare questo mio post, che nel frattempo ho riletto e risistemato, domani mattina (sempre stamattina, per chi legge, nda). P.S.: la foto immortala tutto il mio ottimo cenone di San Silvestro come più sopra descritto. P.S.2: buon 2019 di cuore a tutte e a tutti! P.S.3: con enorme sprezzo del pericolo dei lamenti dei vicini ho karaokato fino alle 3,15 per mettermi ancora di più di buonumore. Ora me ne vado davvero a nanna!

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