giovedì 3 gennaio 2019

Caro Schumi...



Caro Michael Schumacher, i primi giorni dell’anno segnano il genetliaco di alcuni personaggi che hanno fatto la storia dello sport. Il 4 è il giorno di Armin Zoeggeler, il più forte slittinista di tutti i tempi, classe 1974, il 5 è quello di Janica Kostelic, classe 1982, neomamma che senza tutti gli infortuni che ha avuto sarebbe diventata la più grande sciatrice di tutti i tempi. Oggi tocca a te, caro Schumi, e per giunta dovresti festeggiare un traguardo importante, dato che sei classe 1969: quello del mezzo secolo. Dovresti perché il 29 dicembre 2013 una caduta sugli sci to provocò danni cerebrali gravissimi tanto da ridurti, probabilmente, a niente più che a un vegetale, come capitò allo sciatore valdostano Leonardo David, caduto al traguardo della discesa di Lake Placid del marzo 1979 e poi deceduto sei anni dopo senza mai più risvegliarsi dal proprio stato di torpore. Caro Schumi, temo che la tua situazione sia esattamente la stessa, tanto più che la tua famiglia non emette mai un comunicato ottimistico sulle tue condizioni di salute. Nei giorni scorsi è stato scritto da qualcuno che non sei più costretto eternamente a letto ma riesci anche ad alzarti in piedi: niente di tutto questo compare nel comunicato dei tuoi cari per il tuo 50° compleanno, il quale si limita a far sapere che la famiglia è felice di festeggiare questa ricorrenza insieme a tutti noi, annuncia la nascita di una app dedicata a te e alle tue vittorie e ribadisce per l’ennesima volta che sei in buone mani e che tutti stanno facendo tutto il possibile per aiutarti. Perdurando il mistero, e anche il doveroso riserbo della tua famiglia sulle tue reali condizioni di salute, non mi resta che ipotizzare quanto detto prima e ricordarti per tutto quello che hai combinato in pista. Nel bene e nel male hai rivoluzionato la Formula 1 e anche la stessa anima della Ferrari: sette titoli mondiali, dei quali cinque consecutivi con la Rossa, e 91 Gran Premi vinti non sono certo bazzecole. Non so se sei stato il più grande: i tamponamenti a Damon Hill grazie al quale vincesti il primo dei due titoli con la Benetton nel 1994 e a Jacques Villeneuve per colpa del quale perdesti quello del 1997 quando eri già al volante di un bolide di Maranello sono macchie indelebili nel tuo curriculum, squalificato ulteriormente da un modesto ritorno alle gare dal 2010 al 2012 al volante di una Mercedes che non era certamente quella attuale. Per non parlare degli sfacciati favoritismi di cui godesti dal tuo team, tipo nel 2002, quando in Austria il tuo compagno di squadra Rubens Barrichello non venne fatto vincere anche se tu in classifica mondiale avevi già una tale posizione di sicurezza da poterti permettere un piccolo regalo al tuo scudiero, che gli venne poi puntualmente fatto poco più di un mese dopo nel Gran Premio d’Europa al Nurburgring. In ogni modo non c’è dubbio che tu, caro Schumi, sei uno dei primi cinque piloti di sempre se non addirittura uno dei primi tre. Preferisco ricordarti nei momenti di tutti i tuoi titoli mondiali vinti con la Ferrari, il primo dei quali a Suzuka nel 2000, il più bello perché per la Rossa arrivava a 21 anni di distanza dall’ultimo. E preferisco ricordare di aver vissuto gran parte della tua epopea a Maranello, anche se sempre dalla redazione e mai sul posto, con le dirette scritte dei Gran Premi giro per giro apprezzatissime da appassionati e colleghi ma non dai capi della redazione per cui lavoravo, che a un certo punto come ringraziamento mi diedero un sonoro calcio in culo e per loro interposta persona cominciò un ostracismo verso di me che dura ancora adesso. Non c’è dubbio che su di te, caro Schumi, c’era sempre da scrivere qualcosa e scrivere di te adesso che probabilmente non puoi nemmeno goderti né il mezzo secolo né la tua pensione dorata è una cosa che mi fa enormemente male. Quali che siano le tue reali condizioni di salute, buon 50° compleanno, caro Schumi, e grazie di tutto.
Il tuo ammiratore e detrattore Max Valle

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