Domenica prossima sul circuito del Mugello, sede inedita di un Gran Premio del campionato del mondo di Formula 1, la Ferrari festeggerà (si fa per dire, vista la disastrosa situazione attuale del team) il 1000° Gran Premio iridato della sua storia. Ma qual è stato il primo disputato dalla casa di Maranello? Non fu quello di Gran Bretagna e d’Europa del 13 maggio 1950, di cui ho già parlato qui, che Enzo Ferrari decise di disertare perché riteneva troppo basso l’ingaggio offertogli dagli organizzatori, bensì quello immediatamente successivo, quello di Monaco del 21 maggio 1950, che vale la pena di raccontare.
In quell’occasione la Scuderia Ferrari schierò tre vetture ufficiali modello 125 con motore 12 cilindri a V di 1500 cc sovralimentato e con al volante i milanesi Alberto Ascari e Luigi Villoresi e il francese Raymond Sommer. A queste si aggiunse una quarta vettura dello stesso tipo pilotata dal suo proprietario, il britannico Peter Whitehead, il primo a cui il Drake cedette una vettura di Formula 1, che però a causa di molteplici problemi meccanici durante le prove non parteciperà alla gara. Le favoritissime erano le Alfa Romeo 158 dominatrici la settimana precedente a Silverstone con tre vetture ai primi tre posti, guidate nell’ordine da Giuseppe “Nino” Farina, Luigi Fagioli e Reg Parnell, che doppiarono di almeno due giri tutti gli avversari, e che sarebbero state quattro se l’argentino Juan Manuel Fangio non avesse dovuto ritirarsi a otto giri dal termine. I tre F, Farina, Fangio e Fagioli, difesero i colori della casa del Portello anche nel Principato.
C’erano anche le Maserati, le due ufficiali con Franco Rol e il monegasco Louis Chiron, due della scuderia Achille Varzi con gli altri due argentini Froilan Gonzales e Alfredo Pian (che darà forfait a causa di un incidente nelle prove del sabato che gli costerà una frattura a una gamba), e sei Talbot Lago, delle quali però solo tre gareggeranno, con i francesi Philippe Etancelin e Louis Rosier e il belga Johnny Claes, senza dimenticare le due Simca-Gordini coi due transalpini Robert Manzon e Maurice Trintignant, le Maserati della Scuderia Enrico Platé col principe thailandese Bira e lo svizzero Emmanuel de Graffenried, le britanniche ERA di Bob Gerard e Cyth Harrison e l’innovativa Cooper motorizzata JAP guidata dallo statunitense Harry Schell e col propulsore posizionato nella parte posteriore della vettura.
Le qualificazioni si svolgono, come da tradizione nel Principato, il giovedì e il sabato, e gli organizzatori stabiliscono che i primi cinque della sessione del primo giorno occuperanno le prime due file della griglia di partenza. Questo regolamento penalizza nettamente la Ferrari, che arriva a Montecarlo solo per le prove del sabato. Fangio il giovedì ottiene il miglior tempo in 1’50”2 a 103,884 km/h, una media che oggi fa sorridere anche per un circuito tortuoso come quello monegasco. Farina è secondo a 2”6 mentre Gonzales completa la prima fila, in seconda c’è il bravo Etancelin mentre la terza Alfa, quella di Fagioli, è quinta.
Il sabato scendono in pista finalmente le Ferrari e le Simca-Gordini, anch’esse assenti 48 ore prima. Nessuno dei primi cinque si migliora tranne Fagioli che con 1’51”7 stacca il secondo miglior tempo assoluto delle due giornate. A realizzare il terzo crono, mezzo secondo meglio di Farina, è Villoresi, ma il pilota della Ferrari dovrà accontentarsi della sesta posizione e della terza fila in griglia, così come Fagioli è costretto a partire quinto, Ascari realizza invece il sesto tempo assoluto ma partirà in settima posizione, Sommer dal canto suo è nono e si avvierà in quarta fila. Per giunta la sessione viene sospesa prima della fine a causa di una cospicua perdita d’olio della Ferrari di Ascari.
La domenica della gara è caratterizzata da un sole splendido. Al via Fangio scatta in testa davanti a Gonzales, Villoresi e Farina, alla curva della stazione, ora nota come tornante del Grand Hotel, e prima ancora curva Loews, Villoresi supera Gonzales e poco dopo, nel tunnel, ci riesce anche Farina. Alla curva del tabaccaio però un po’ d’acqua di un’onda del mare si deposita sulla strada e il torinese, forse anche per una toccata con l’argentino o forse contro il muro, va in testacoda e Gonzales lo urta. Fagioli, che sopraggiunge, riesce a evitare i due ma si gira a sua volta e viene investito da Rosier, si sviluppa così un colossale incidente che vede coinvolti e costretti al ritiro Manzon, De Graffenried, Trintignant, Harrison, Rol (che si ferisce a un braccio) e Schell, oltre a Farina.
Fagioli riesce a ripartire ma solo per arrivare ai box e ritirarsi, Gonzales invece completa il primo giro alle spalle di Fangio e Villoresi e davanti a Chiron, Ascari, Sommer, Etancelin, Bira, Claes e Gerard. I primi due arrivano sul luogo dell’incidente senza essere informati di nulla e i commissari, invece di interrompere la gara con la bandiera rossa, espongono solo quella gialla, fatto sta che Fangio, che è il numero uno assoluto a districarsi in queste situazioni ingarbugliate, riesce a evitare tutti gli altri senza alcun problema e da quel momento nessuno lo rivedrà più fino a fine gara se non quando qualcuno subirà il doppiaggio da parte sua. Villoresi invece rimane bloccato, gli si spegne anche il motore e riparte in ultima posizione, mentre Gonzales va a sbattere alla curva del gasometro, il serbatoio si rompe e la Maserati prende fuoco, l’argentino salta subito fuori dalla vettura ma subisce ustioni di secondo grado al braccio.
In seconda posizione balza così Sommer davanti a Chiron e Ascari ma il milanese al terzo giro prende lui la piazza d’onore, mentre Villoresi rimonta furiosamente tanto che al 12° giro è già terzo dopo aver scavalcato Sommer, il ferrarista e il suo compagno di squadra e concittadino Ascari. Dal 31° al 33° passaggio i due si alternano in seconda posizione, poi al 36° Villoresi effettua il rifornimento seguito il giro seguente da Ascari che impiega cinque secondi in più e deve cedere la seconda posizione. Poco dopo metà gara (prevista su 100 giri) Fangio, che ha un vantaggio abissale su tutti, effettua il rifornimento e quando rientra in pista ha ancora 32 secondi di margine su Villoresi che poco dopo però viene superato da Ascari e al 64° giro si deve ritirare per la rottura dell’assale posteriore. Al 37° giro si era ritirato anche Etancelin, quando era sesto dietro a Chiron e a Sommer, per la rottura di un condotto dell’olio.
Fangio stabilisce anche il giro più veloce della corsa in 1’51”0 e dopo oltre tre ore taglia il traguardo con una media di 98,701 km/h, unica gara non interrotta sotto i 100 orari della storia della Formula 1. L’argentino diventa il primo a completare il Grand Chelem in un Gran Premio iridato, ossia pole position, vittoria, giro più veloce e in testa dall’inizio alla fine, e appaia Farina in vetta alla classifica del campionato precedendo Ascari di un giro, Chiron di due, Sommer di tre, Bira, quinto e ultimo in zona punti, di cinque, Gerard e Claes di sei: solo 7 vetture su 19 hanno visto la bandiera a scacchi! Nuova vittoria dell’Alfa Romeo che però non è riuscita a dominare a causa dell’incidente a inizio gara, mentre la Ferrari, pur surclassata in prestazioni e affidabilità dalla rivale milanese, non ha sfigurato al suo esordio iridato piazzando due vetture tra le prime quattro. Tutto quello che è seguito fino a oggi per la casa di Maranello, come si suol dire, è storia.
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