Sono passati esattamente 70 anni dalla nascita del Campionato del Mondo di Formula 1. Sabato 13 maggio 1950 si disputava infatti la prima gara iridata della storia, il Gran Premio d’Europa sul circuito inglese di Silverstone, ottenuto collegando le piste di un aeroporto militare della RAF della seconda guerra mondiale e che allora era già piuttosto veloce, presentando 8 curve, contro le 18 con le quali è stato snaturato e stravolto al giorno d’oggi, che collegavano i rettilinei delle piste riservate fino a pochi anni prima agli aerei. Il circuito misurava 4,649 km, 2,889 miglia, contro i 5,891 km di oggi.
La corsa vide al via 21 partenti: dieci vetture italiane con quattro Alfa Romeo, con al volante Nino Farina, l’argentino Juan Manuel Fangio, Luigi Fagioli e il beniamino locale Reg Parnell; sei Maserati con il principe Bira, Emmanuel "Toulo" de Graffenried, Louis Chiron, David Hampshire, David Murray e Joe Fry; cinque Talbot-Lago con Yves Giraud-Cabantous, Louis Rosier, Philippe Etancelin, Johnny Claes ed Eugène Martin; e infine sei vetture inglesi, quattro ERA con Peter Walker, Leslie Johnson, Bob Gerard e Cuth Harrison, e due Alta con Geoff Crossley e Joe Kelly.
Balza agli occhi l’assenza della Ferrari: il costruttore modenese ha ritenuto l’ingaggio per questa corsa troppo basso, per cui ha preferito far gareggiare i suoi bolidi a Mons, in Belgio, in una gara di Formula 2, disputata il giorno dopo quella di Silverstone e dominata dalle vetture di Maranello con, nell’ordine, Alberto Ascari primo, Gigi Villoresi secondo e Franco Cortese. Tripletta fu anche a Silverstone, dove le protagoniste assolute furono le "Alfette" 158, che avrebbero potuto anche fare poker. Dopo le qualificazioni le rosse vetture milanesi del quadrifoglio occuparono tutta la prima fila con Farina in pole position col tempo di 1’50”8, Fagioli e Fangio secondo e terzo in 1’51”0 e Parnell quarto in 1’52”2.
La gara, disputata in una bella giornata di sole e davanti a 150.000 spettatori, compresi re Giorgio VI, la regina consorte Elisabeth Bowes-Lyon e la principessa Margaret, non ebbe assolutamente storia per le prime posizioni: Farina transitò in testa per 63 dei 70 giri previsti, Fagioli per 6, dal 10° al 14° e poi al 38° per il gioco dei pit-stop di metà gara e Fangio per uno, il 15°. Neanche i rifornimenti, che per le Alfa duravano all'incirca mezzo minuto ciascuno, spostarono gli equilibri a favore delle altre scuderie. L’unico colpo di scena fu il ritiro di Fangio a 8 giri dal termine, mentre era secondo alle spalle di Farina, per la rottura di un condotto dell’olio causata da un tentativo di sorpasso ai danni del 43enne pilota torinese effettuato poco prima alla curva Stowe e concluso con un urto contro le balle di paglia.
La gara, disputata in una bella giornata di sole e davanti a 150.000 spettatori, compresi re Giorgio VI, la regina consorte Elisabeth Bowes-Lyon e la principessa Margaret, non ebbe assolutamente storia per le prime posizioni: Farina transitò in testa per 63 dei 70 giri previsti, Fagioli per 6, dal 10° al 14° e poi al 38° per il gioco dei pit-stop di metà gara e Fangio per uno, il 15°. Neanche i rifornimenti, che per le Alfa duravano all'incirca mezzo minuto ciascuno, spostarono gli equilibri a favore delle altre scuderie. L’unico colpo di scena fu il ritiro di Fangio a 8 giri dal termine, mentre era secondo alle spalle di Farina, per la rottura di un condotto dell’olio causata da un tentativo di sorpasso ai danni del 43enne pilota torinese effettuato poco prima alla curva Stowe e concluso con un urto contro le balle di paglia.
E così Giuseppe, per tutti "Nino", Farina, guarito brillantemente da un incidente subito a Marsiglia poco meno di due mesi prima con conseguente incrinatura di una spalla, tagliò vittorioso il traguardo con 2 secondi e 6 decimi di vantaggio su Fagioli, coprendo la distanza totale di 325,430 km in 2 ore, 13 minuti, 23 secondi e 6 decimi alla media di 146,378 km/h e incassando così gli 8 punti che in classifica spettavano al vincitore, ma ne guadagnò un altro supplementare per aver stabilito già al secondo passaggio il giro più veloce in 1’50”6 alla media di 151,324 km/h. Fagioli, secondo, si prese 6 punti, Parnell, terzo a 52 secondi, 4. I primi del resto del mondo furono i francesi Giraud-Cabantous e Rosier su Talbot-Lago, quarto e quinto e ultimi a prendere punti, 3 e 2, ma staccati di ben due giri dal vincitore.
A tre tornate di distacco, sesta e settima, le due ERA di Gerard e Harrison, ottava a cinque giri e undicesima e ultima vettura al traguardo a sei giri altre due Talbot-Lago, quella di Etancelin e quella di Claes. Per la verità arrivò al traguardo anche Kelly su Alta ma essendo staccato di 13 giri non venne classificato. Disastrose le Maserati, la cui migliore fu quella di Hampshire, nono a sei giri, seguita con lo stesso distacco da quella guidata da Brian Shawe-Taylor, che al 45° giro aveva preso il posto di Fry: allora era consentito che un pilota prendesse il posto di un compagno di squadra durante la gara, addirittura in questo caso anche se non aveva preso parte alle qualificazioni, così come capitò a Tony Rolt, che prese su una delle ERA il posto di Walker, fermatosi ai box per problemi al cambio dopo sole due tornate, ma che capitolò dopo altri tre passaggi.
Gli altri ritirati: Bira e de Graffenried, sulle Maserati, erano stati i più vicini alle Alfa nelle prime fasi della corsa, ma il principe thailandese dovette fermarsi nel corso della 50a tornata all'Hangar Straight per bassa pressione dell'olio quando era settimo, lo svizzero, anche lui quando era settimo, alla 37a per la rottura di una biella. Le altre due vetture della casa del tridente, quelle del veterano monegasco Chiron, autore di una gara totalmente anonima, e di Murray, ruppero rispettivamente la frizione e il motore al 25° e al 45° giro, lo stesso in cui la seconda Alta, quella di Crossley, si fermò per problemi alla trasmissione. Per finire, Martin con la quinta Talbot-Lago abbandonò al nono passaggio per la pressione dell'olio, mentre la quarta ERA di Johnson si fermò dopo soli due giri col motore in fumo.
Otto giorni dopo, a Montecarlo, farà il suo debutto nel mondiale la Ferrari e Ascari, anche favorito da una maxi carambola che alla curva del tabaccaio al primo giro eliminò, tra gli altri, Farina e Fagioli, finirà secondo, doppiato di un giro da Fangio, dominatore assoluto della corsa. Il primo titolo mondiale della storia se lo aggiudicherà Farina, per soli 3 punti su Fangio, vincendo il 3 settembre il Gran Premio di’Italia a Monza e beneficiando del doppio ritiro dell’argentino, prima con la sua macchina e poi con quella del compagno di squadra Piero Taruffi: allora infatti era permesso a un pilota, in grave ritardo o ritirato, di prendere il posto di un compagno di scuderia meglio piazzato di lui o ancora in gara.
Quella volta a Monza, così come a Silverstone a inizio stagione, esultarono Farina e l’Italia e a Fangio andò male, ma il sudamericano si rifarà con gli interessi nel corso degli anni successivi vincendo (con quattro costruttori diversi!) cinque titoli iridati, di cui quattro consecutivi, record rimasto per decenni imbattuto fino all’avvento di Michael Schumacher.
Nessun commento:
Posta un commento