sabato 5 ottobre 2019

Naomi vs. Bianca, Bianca vs. Naomi: ecco la possibile grande rivalità di cui il tennis femminile ha bisogno


E’ finita con un bellissimo abbraccio a rete tra le due protagoniste la partita di quarti di finale del WTA Premier Mandatory di Pechino tra Naomi Osaka e Bianca Andreescu. Una partita che, non è certo stata tra le più belle dell’anno tennisticamente parlando, come invece molti hanno scritto, ma che è stata piena di tensione e di emozioni dall’inizio alla fine sia in campo, con le due tenniste che hanno giocato molto a corrente alternata, fatta eccezione per il terzo set, di gran lunga il più bello, sia sugli spalti, col pubblico della capitale cinese in religioso silenzio perché sapeva benissimo di assistere al primo atto di quello che potrà essere un grande duello in prospettiva futura, e che alla fine ha applaudito fragorosamente entrambe le protagoniste avendo negli occhi l’ultimo, strepitoso game vinto da Naomi, alla quale, dopo un doppio fallo commesso sul primo match point e una risposta vincente di Bianca sul secondo, sono serviti un leggendario rovescio in salto e un ace per chiudere i conti con la sua avversaria.

Una partita che si è decisa su 3-4 errori di Bianca, la quale dal torneo di Indian Wells dello scorso marzo ha fatto vedere di essere impermeabile alle emozioni e senza timore reverenziale nei confronti di chiunque, specialmente ai trionfali US Open (ne sa qualcosa la più forte tennista di tutti i tempi, Serena Williams), e che invece ieri nei momenti cruciali ha sofferto la tensione più della sua avversaria, che ha iniziato completamente paralizzata dal terrore ma che poi ha decisamente cambiato marcia mostrando per lunghi tratti il suo tennis migliore, che non si era quasi mai visto dal successo agli Australian Open dello scorso gennaio. Una partita che può essere l’inizio di una rivalità storica tra due tenniste il cui contrasto di stili è evidente.

Da una parte Naomi, la più formidabile picchiatrice del circuito femminile (a parte Serena), dall’altra Bianca, che non è solo una picchiatrice ma una ragazza dal gioco estremamente vario, fatto anche di slice, chop, palle corte mortifere e discese a rete, con l’unico vero, grosso punto debole che si è ben evidenziato ieri e che è costituito dal servizio, la cui prima entra in campo troppe poche volte e la cui seconda è spesso troppo tenera consegnandosi alle risposte delle avversarie e, quando viene tirata forte quasi quanto la prima, altrettanto spesso porta al doppio fallo. I punti deboli di Naomi sono invece la pochissima varietà tattica e l’approccio qualche volta troppo preoccupato al match, che ieri col passare dei minuti è però riuscita a superare, forse consapevole di dover vincere a tutti i costi il primo atto di una rivalità che può fare epoca, e questo tennis femminile senza dominatrici e con pochissimi personaggi carismatici ha bisogno come il pane di una grande rivalità.

L’età è tutta dalla loro parte: Naomi compirà 22 anni il 16 ottobre, Bianca ne ha fatti 19 il 16 giugno, ma a parte questo sono proprio loro due che possono fare la differenza nei prossimi anni, malgrado abbiano a che fare con tenniste molto forti, su tutte l’attuale numero 1 del mondo Ashleigh Barty, autrice di una stagione forse ancora più straordinaria di quella di Bianca e che per lei sarà difficilissimo ripetere, ma avranno a che fare anche con ragazze promettentissime e ambiziosissime più giovani di loro che vogliono arrivare ai vertici, in primis la strabiliante 15enne statunitense Coco Gauff. Non solo, ma a proposito di personaggi carismatici, l’anno prossimo tornerà per la seconda all’attività mamma Kim Clijsters e c’è molta curiosità per come riuscirà a comportarsi contro avversarie molto più giovani e preparate fisicamente di lei.

Personalmente sono contento di aver scoperto prima ancora che vincessero il loro primo Slam (Naomi gli US Open dell’anno scorso, Bianca quelli di quest’anno) le potenzialità di entrambe, che in precedenza erano note solo agli addetti ai lavori, soprattutto a quelli che seguono il tennis giovanile, e mi auguro con tutto il cuore che non si perdano per strada, dato che oltre che due tenniste pazzesche sono anche due persone eccezionali: Bianca che consola e abbraccia Serena costretta al ritiro nella finale di Toronto e Naomi che fa lo stesso con la piccola Coco dopo averle impartito una lezione memorabile a Flushing Meadows non sono cose di tutti i giorni, specialmente in uno sport ipercompetitivo come il tennis femminile. Mi auguro che non si perda specialmente Bianca. Sì, perché il discorso fatto per Ashleigh Barty vale anche per lei: riuscirà mai a infilare di nuovo 17 vittorie di fila, 13 consecutive al terzo set e 8 su 8 contro le top 10 come ha fatto quest’anno, serie tutte interrotte dalla sconfitta di ieri, oltretutto inframezzate da uno stop di quattro mesi per un infortunio alla spalla?

Naomi di fatto, per vicissitudini varie, nei mesi passati si era parzialmente persa, ora l’abbiamo finalmente ritrovata e adesso è lei in serie positiva da nove match e ora sfiderà “Ash Barty” nella finale di Pechino. Se gli dei del tennis ce le conserveranno con cura, con loro potremo divertirci per tanti anni e rivedremo la partita di ieri per tante e tante volte, come ha “promesso” Bianca a Naomi dopo l’abbraccio finale, magari con più qualità tennistica e ancora più emozioni di quanto ci hanno fatto vedere a Pechino. Come ha ribadito la recente, entusiasmante, Laver Cup, il tennis maschile, malgrado vincano quasi sempre i “big three”, è di qualità media nettamente superiore a quello femminile e un duello come quello tra Naomi e Bianca non può che far riavvicinare la gente al tennis in gonnella. Ebbene sì, non le ho mai chiamate per cognome se non all’inizio di questo sproloquio: per gli appassionati di tennis femminile, compreso me, due così sono semplicemente Naomi e Bianca.

Foto: Screenshot video WTA

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